Zia Amalia: gli orrori della guerra sconfitti a colpi di ricette

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Gli orrori della Seconda Guerra, la “zia Amalia” li sconfiggeva con le potenti armi allora a sua disposizione: patate, verdure, uova, latte e pochi altri ingredienti genuini. Troverete ad esempio il Coniglio Tesserato e la Torta Autarchica; il primissimo capitolo, una sorta di introduzione programmatica, è dedicato alle Malizie Culinarie in Tempo di Guerra: vi si insegna tra l’altro a preparare un surrogato del burro o una maionese con poco olio o come imburrare un recipiente senza burro.

Dall’introduzione di C. De Sanctis: «Gli orrori della Seconda Guerra, la zia Amalia li sconfiggeva con le potenti armi allora a sua disposizione: patate, verdure, uova, latte e pochi altri ingredienti genuini, fortunosamente provenienti dalle campagne umbre. Con questa piccola summa gastronomica sana ed economica, la zia Amalia tentò di passare a mia madre gli insegnamenti della sua generazione che, come sempre si dice, “ne aveva vissute” molte di più della generazione successiva. Oggi sembra che un’altra guerra, più subdola e miserevole, sia di nuovo tra noi. Questa raccolta ci tornerà forse utile a contrastarla. Più semplicemente è, comunque, un piccolo omaggio a due donne della mia vita che amo immaginare eternamente indaffarate nelle cucine di “chi tutto può”».

«Gentili Amiche, nell’offrirvi questa collana di preziosi gioielli, questa fioritura di rarissime piante che si chiamano “Economia” e “Buon Sapore”, speriamo di fare cosa gradita non solo alle Maestre dell’Arte di cucinare, ma anche, e più, a quelle di Voi che mai inoltrarono il piedino nei Regni fumosi delle cucine avite, né in quelli azzurri della cucina Novecento. Tempo è venuto in cui tutte le donne, forse, si svegliano al mattino col pensiero al pranzo da organizzare, alle provviste da fare, al miglior modo di utilizzarle. E non certo le donne italiane vorranno lamentare questo ben modesto sacrificio; il quale tuttavia consente di sentirsi partecipi di sacrifici maggiori e di cooperare al bene comune, e porta con sé pronta e gradita ricompensa: quella di riuscire, pure in tempi difficili, a preparare ai nostri cari le umili ma sempre apprezzate gioie di mangiar bene o, almeno, il meglio possibile. Ed ora, mentre ringraziamo vivamente tutte le gentili collaboratrici che pazientemente sfogliarono vecchi e nuovi testi dell’Arte, aggiornando ricette antiche, ricercandone alcune e inventandone altre, non resta che augurare a tutti buon appetito». Amalia de Sanctis

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